Incroci sentimentali, la bellezza organica del cinema di Claire Denis apre ancora una volta una breccia - MYmovies.it

2022-12-07 16:30:11 By : Ms. Sunnie Huang

Un racconto di una precisione chirurgica che palpita di vita nei suoi slittamenti, nei sussurri e nelle grida, nei tentativi di controllo e di abbandono, scelti o subiti. L’autrice filma ancora una volta la vertigine dell’intimo tra primi piani ed ellissi. Al cinema. di Marzia Gandolfi

Il 2022 resterà un anno speciale nella carriera di Claire Denis, che gira due film agli antipodi. Seguono due selezioni nei festival maggiori e due ricompense importanti: l’Orso d’argento a Berlino per Incroci sentimentali e il Grand Prix a Cannes per Stars at Noon. E in due potremmo dividere ancora la filmografia dell’autrice francese perché due sono le grandi linee di forza che l’attraversano. Ci sono i film altrove, quelli che esplorano destinazioni esotiche (Chocolat, Beau Travail, White Material), se non addirittura extraterrestri (High Life), e quelli che abitano a Parigi o nelle sue banlieue (J’ai pas sommeil, L’amore secondo Isabelle), unica eccezione il marsigliese Nénette et Boni. Insieme disegnano un cinema astratto e carnale, che preferisce il linguaggio dei piani, dei corpi e delle materie alle narrazioni esplicative. Che appartengano a una dimensione o all’altra, i suoi film sono accumunati da una stessa questione atemporale: fino a che punto siamo disposti a spingerci per amore? La risposta è irriducibilmente radicale: la morte qualche volta, il pericolo sovente, la sofferenza sempre. Claire Denis si muove tra i due poli con una regolarità da metronomo e ciascuna parte occupa uno spazio uguale nell’economia della sua opera. Incroci sentimentali si apre sorprendentemente come un film altrove, alleggerito da tutte le minacce e accomodato su una spiaggia, dentro un mare azzurro e sotto un cielo terso, il paradiso o forse un’isola deserta, e prosegue a Parigi, aggrappato al cemento grezzo dei suoi muri e all’ultimo piano di un appartamento che respira in balcone. In un idillio di carne e sale, Sara e Jean si lasciano cullare dal mare e dalle note dei Tindersticks, coup de foudre e band fedele della regista dai tempi di J’ai pas sommeil. Quel genere di istante dovrebbe durare per sempre ma la coppia deve rientrare a Parigi, infila il tunnel della metro, direzione Château de Vincennes… Dopo la fusione a cielo aperto, c’è la lontananza ‘sotto vetro’. Ma gli amanti non smettono di inseguirsi, di attraversare vani o vetrate, di superare confini invisibili per toccarsi. Sara anima un’emissione su RFI, Jean cerca un lavoro dopo la prigione e un oscuro affare di soldi che intuiamo vagamente. Tra loro risorge François, come uno spettro. Vecchio socio di Jean, vuole creare con lui un’agenzia per giovani giocatori di rugby. François è anche il precedente amore di Sara, su cui agisce ancora come un sortilegio potente. Un vampiro che adombra la ricerca di luce dell’incipit. Con lui, il desiderio di Sara si sposta dal suo centro di gravità e la passione oscura prende il sopravvento sulla passione luminosa.

Nonostante le apparenze, il quindicesimo film di Claire Denis non racconta la crisi di una coppia, non racconta solo quella almeno, e non nega il momento inaugurale in riva al mare che condiziona tutto il film e non esiste nel romanzo autobiografico di Christine Angot (“Un tournant dans la vie”), di cui Incroci sentimentali è l’adattamento. L’autrice collabora alla sceneggiatura del film che eredita le qualità viscerali del suo fraseggio ma la sua tensione deriva soprattutto dalla messa in scena, dai suoi grandi piani febbrili, dai dettagli delle mani e degli sguardi che si cercano, si amano, lottano, cedono, fuggono.

Filmato a fior di pelle, nel movimento della vita, Incroci sentimentali offre un’esistenza eccezionale ai suoi protagonisti, due figure sotto l’effetto di una terza, che fu amante di Sara e amico di Jean. Attorno al classico triangolo sentimentale, l’uomo amato e quello che non si può dimenticare, la regista mescola diversi temi (la fiducia, il tradimento, i rapporti di classe, il razzismo…) ma dipinge soprattutto il bel ritratto di una stagione particolare: la fine dei cinquanta. Claire Denis può ancora guardare Juliette Binoche e Vincent Lindon come corpi desiderabili e desideranti ma gli anni corrono in una sola direzione e non risparmiano nessuno. Per Sara, Jean e François c’è più tempo dietro ormai che davanti. Allo stesso stadio della loro esistenza, i tre personaggio condividono le stesse domande: c’è ancora tempo per ricominciare? Si può riparare quello che abbiamo rotto? Possiamo cancellare le parole dette, i gesti fatti e reinventarci da capo? Lui, François, viene direttamente dal loro passato, come il suo interprete (Grégoire Colin) dai precedenti film di Claire Denis. Incroci sentimentali si lascia guardare senza altri riferimenti ma è attraversato da una lunga memoria. François, motociclista spettrale, esiste dall’inizio come precipitato di Boni (Nénette et Boni) o di Gilles (Beau Travail) o di Noé (35 Rhums). Così come la presenza di Juliette Binoche, dopo L’amore secondo Isabelle (guarda la video recensione) e High Life, e quella di Vincent Lindon, dopo Vendredi soir e Les Salauds. Claire Denis non ha mai smesso di lavorare all’incrocio tra star system e sperimentazione ma questa volta non è tanto lo statuto di ‘têtes d’affiche’ del cinema francese ad agire quanto le tracce subliminali lasciate dalle loro precedenti apparizioni. Contesti finzionali e registri di recitazione cambiano ma ciascuno degli attori trova un perfetto eco nei film passati. Non è la nostalgia a depositarsi su questo viaggio nel tempo ma un sedimento insolubile che rivela gli effetti del passato nel presente, della morte nella vita. Incroci sentimentali è probabilmente il più bergmaniano dei film di Claire Denis, un racconto di una precisione chirurgica che palpita di vita nei suoi slittamenti, nei dislocamenti, nelle sovrapposizioni, nei sussurri e nelle grida, nei tentativi di controllo e di abbandono, scelti o subiti. Con “amore e accanimento”, traduzione letterale del bellissimo titolo originale, l’autrice filma ancora una volta la vertigine dell’intimo tra primi piani ed ellissi, tra il melodramma passionale di Sara e la cronaca sociale di Jean. In mezzo la bellezza organica del cinema di Claire Denis e la sua permanente capacità di aprire brecce.